Islanda: foto di Elena Fornai
«Viaggiare in Islanda è come uscire di mente, rimanere incantati e ritornare a casa in balia di un lieve stordimento che ti pone in seria difficoltà a reinserirti nella quotidianità»
Islanda di Elena Fornai
Prima di partire per l’Islanda mi dissero che quando si torna, per un certo periodo si ha nostalgia di questo Paese, si è affetti dal “mal d’Islanda”, io lì per lì non ho dato peso a queste parole, perché sembravano scontate e risentite; premetto che il viaggio in Islanda era uno dei miei sogni, ma fino a che non si provano sulla pelle certe sensazioni o si vivono determinate emozioni non è possibile capire. E’ per questo che è anche difficile per me raccontare questa esperienza, che di certo mi ha cambiata e mi ha insegnato a vedere alcune cose in maniera diversa!
Le difficoltà non sono mancate dall’inizio, sembrava quasi impossibile partire, ho organizzato il viaggio in pochissimo tempo e sono stata sfortunata perché il periodo che avevo a disposizione per andar via era quello peggiore: mai organizzare un viaggio in Islanda a Settembre! Mai come in quel momento è stata utile la mia testardaggine, volevo partire a ogni costo anche se tutti mi sconsigliavano quel periodo per il clima, perché non c’erano gruppi o viaggi organizzati in quei giorni, tutto sembrava meno sicuro…
Sarei stata davvero sola, ma questo non mi ha mai spaventata perché forse lo sentivo che l’Islanda mi avrebbe accolta con calore tra le sue distese cromatiche cariche di poesia, sensazioni: il verde dei prati, il nero delle colate laviche che scompare nel bianco dei ghiacciai, l’ocra delle spiagge che si perde nel blu dell’Oceano Artico.
Cosi il venti Settembre parto da Fiumicino e dopo uno scalo a Ginevra con ritardo compreso, arrivo finalmente all’aeroporto di Keflavik, lì prendo la mia macchina e inizio cosi la più bella avventura:
Mi lascio alle spalle uno splendido tramonto e mi dirigo verso ‘Hveragerði‘. Lì mi aspetta il primo hotel, Örk. L’Islanda, lunatica, mi accoglie con un bel temporale che accentua i profumi di questa terra per me ancora sconosciuta. Decido di studiare l’itinerario del giorno seguente e poi mi lascio cullare dal leggero suono della pioggia.
È così che è iniziata la mia avventura sulla Ring Road
Carica di informazioni, parto di buon ora per andare a esplorare il Circolo d’Oro (Gullfoss, Geysir, Þingvellir).
Gullfoss, letteralmente significa “cascata d’oro”, è una cascata che ha uno spettacolare doppio salto che arriva poi su un canyon stretto che la rende ancora più enorme, maestosa e potente. Il vento soffia talmente forte che è inevitabile non lasciarsi travolgere dall’ondata di goccioline di vapore acqueo liberate dalla cascata, vista la sua notevole grandezza.
Il Þingvellir, è il primo parco nazionale e il più importante sito storico islandese: qui è stato fondato dai vichinghi il primo parlamento democratico al mondo. Dal punto di vista geologico, credo che sia impressionante, poiché è l’unico posto al mondo in cui è ben visibile nel terreno lo scontro tra due placche tettoniche: qui si scontrano la placca nord-americana e quella euroasiatica, e la frattura da loro causata è ben visibile. È anche possibile fare un’uscita di diving per vedere le due placche, io non ho avuto la possibilità di farlo ma anche solo vederlo è davvero impressionante!
Ultima tappa, il grande Geyser: spruzzi d’acqua bollente che ogni cinque minuti si liberano impetuosi sotto il cielo d’Islanda, arrivando ad una altezza di circa 25 metri, è uno spettacolo talmente bello per gli occhi, che con difficoltà riesci poi ad andartene senza voltarti almeno altre dieci volte per controllare se altre esplosioni di acqua hanno inondato il paesaggio lunare che ti sei lasciato alle spalle.
Riprendo così la strada e mi dirigo vicino a Hella, in campagna; qui il proprietario della guesthouse mi dice che se volevo potevo provare a aspettare l’aurora boreale che loro avevano visto la sera precedente e io non me lo faccio ripetere due volte, rimango per circa un’ora ad aspettare sotto il cielo stellato ma ahimè, niente.
Il giorno seguente ho un bel po’ di strada da fare! Mi preparo spiritualmente, già so che vedrò tante cose meravigliose:
La Cascata di Seljalandsfoss e la Cascata di Skógafoss
una salita di dieci minuti mi porta sulla sommità della cascata per ammirare ancora di più il paesaggio stupendo poi subito in macchina verso Dyrhólaey, un bellissimo promontorio con una vista stupenda sulle spiagge nere di Dolahery e Vik; sopra la mia testa centinaia di Pulcinella di Mare, curiosi uccelli che nidificano in questo posto; da qui è possibile vedere la spiaggia nera di Reynisfjara, di questo colore a causa della cenere e dei detriti di origine vulcanica prodotti dall’erosione, è un luogo magico e tutto da scoprire. In un paesaggio avvolto dalla nebbia emergono formazioni rocciose sul mare e distese di ciottoli scuri che creano un’atmosfera intrigante e misteriosa.
Da qui mi dirigo verso Jökulsárlón, ecco… forse questo è stato il momento più emozionante, più profondo di questa esperienza! La Laguna Jökulsárlón è tra le meraviglie naturali dell’isola, quella che più si avvicina alla definizione di “fantastico”. Ai piedi del ghiacciaio Vatnajökull, è uno dei posti più popolari dell’Islanda. Questo luogo ti trasporta in una dimensione surreale, dove i sensi si espandono ben oltre la fisicità. Ciò che ti circonda è pura magia, è sogno, è pace e godimento per l’io interiore. Gli iceberg galleggianti nell’intenso blu delle acque della laguna, danno vita a un quieto crepitio che fa da sottofondo alla passeggiata che si può fare attorno alla laguna.
Con gli occhi lucidi per la grande emozione mi dirigo a Höfn, piccola località portuale e qui alla sera rimango incantata dai pescherecci attraccati al piccolo molo di fronte alla mia stanza!
Il mattino seguente, quando è buio e le lampare sono ancora accese, inizia il mio lunghissimo e stupendo percorso tra i fiordi, purtroppo non c’è molto da raccontare, c’è da girare l’angolo e sorprendersi continuamente dello spettacolo che si pone davanti.
Un’altra giornata mi attende e mi preparo per un lungo cammino verso ovest. Faccio rifornimento a Egilsstaðir poiché sto per attraversare un’area semi-desertica che mi porterà nella regione del lago del “Mývatn“ che in islandese significa lago dei moscerini, qui l’azzurro del cielo si fonde con il blu dell’acqua e il verde degli pseudo crateri che sbocciano per tutto il perimetro del lago.
Mi dirigo poi verso il campo di attività geotermica di Hverarönd
La natura dall’aspetto ostile si impossessa dell’ambiente che appare fangoso e sterile; qui ci sono soffioni, solfatare, fumarole, sorgenti di acqua calda e bollente e chi ne ha più ne metta. Osservare le formazioni e i rumori della natura, in solitaria, ascoltando sibili e gorgoglii e perdendosi con lo sguardo sulle brulle alture circostanti è un’esperienza da non perdere se si passa da queste parti.
Grjótagrjá è invece una piccola grotta lavica che ha al suo interno una pozza termale con acqua blu caldissima.
Dimmu Borgir (città nera), è un sito di campi lavici dalle forme bizzarre, formazioni rocciose e profonde cave. L’estrema particolarità del luogo ne ha fatto il teatro principale delle fiabe e leggende islandesi. Qui infatti, secondo la tradizione, vivono troll, elfi e fate.
Un altro dei più bei regali dell’Islanda era ad attendermi quella sera a Laugar, dove si trovava la mia guesthouse; stremata decido che sarei andata a dormire prima del solito, ma il viaggio stava per volgere al termine e allora decisi di gustarmi il cielo stellato ancora per un po’… e come un segno del destino l’aurora boreale, proprio li, sopra di me! È proprio vero che nella vita contano più i momenti che ti tolgono il respiro rispetto a quelli che te lo danno; era come se qualche abitante del cielo, un qualche tipo di burattinaio, stesse giocando con dei fili e mi avesse donato la fugace possibilità di ammirare un qualcosa di molto prezioso, che voleva si condividere, ma per pochissimo tempo, e cosi, in pochi minuti si è riportato via, tirando rapidamente i suoi fili, quella lunga scia verde che mi sovrastava!
Mi sveglio e parto per Goðafoss, la “cascata degli dèi”, è una delle cascate più note e spettacolari d’Islanda, si ricollega a racconti della tradizione che mescolano storia e leggenda; a pochi km da qui Akureyri, la seconda città dell’Islanda, dove decido di avventurarmi su un battello alla ricerca dei giganti del mare: le balene!
Nel nord dell’Islanda, a Glaumbær, si è conservata un’antica fattoria, abitata fino agli anni trenta e donata poi al governo che ne ha fatto Museo di Cultura popolare. Si tratta in tutto di 12 casette in torba seminterrate, costruite con mura di zolle quadrate e nastri d’erba e collegate tra loro da un corridoio interno, sembra quasi il paese degli Hobbit!
Reykjavík è l’ultima destinazione
Ecco che la mia parte di viaggio a stretto contatto con la natura è terminata; sono stata due giorni interi a passeggiare per le vie di questa città e mi aspettavo che dopo otto giorni di “solitudine” il ritornare alla civiltà mi facesse un altro effetto! Devo riconoscere che i tramonti della capitale mi hanno coccolata, non mi hanno fatto mancare nulla e mi hanno accompagnata fino all’ultimo giorno!
Volto di ghiaccio, cuore di fuoco… non c’è migliore descrizione per definire questa Terra che metterà a dura prova l’incapacità, che il più delle volte ognuno di noi ha, di amare un posto in cui la vita non è facile.
Concludo il mio racconto “augurando” l’Islanda a ognuno di voi.
Andate e vivete la vostra avventura; tornate a casa e sentitevi ricchi di qualcosa che prima non sognavate nemmeno che potesse appartenervi!
Elena
Nessun Commento