5 consigli per fantastiche foto notturne
Scattare delle valide fotografie notturne può essere molto impegnativo, specialmente per chi è agli inizi: la scarsa luce presente nella scena può mettere in difficoltà sia il fotografo che l’attrezzatura stessa, che avrà più problemi di messa a fuoco, di rumore digitale ecc. lasciando così un senso di frustrazione nel vedere la scena davanti agli occhi profondamente diversa dalla foto appena scattata. Vediamo ora alcuni tipici esempi di scene che potremmo incontrare nelle nostre uscite di fotografia notturna e come affrontarle al meglio.
#1 Paesaggio notturno
Per realizzare un buon paesaggio notturno, dobbiamo munirci di un buon treppiedi su cui porre la nostra fotocamera, o in alternativa dobbiamo avere a disposizione una superficie di appoggio stabile come un muretto, il suolo o comunque un piano d’appoggio che non si muova durante l’esposizione e sul quale la macchina sia al sicuro da cadute accidentali; posizionata la fotocamera, componiamo quindi la scena e mettiamo a fuoco.
Impostata la nostra fotocamera sulla modalità di scatto manuale M, potremmo ora essere portati a pensare di dover utilizzare ISO alti per riprendere questo tipo di scena, data la mancanza di luce; in realtà andremo a settare la nostra fotocamera sul valore di ISO minimo (tipicamente 100) per minimizzare il rumore digitale, andando poi a compensare con il tempo di esposizione e con l’apertura del diaframma: quest’ultima sarà tale da garantirci un’adeguata profondità di campo (evitiamo quindi di lavorare a tutta apertura per avere un’ampia zona nitida, evitando anche di chiudere troppo il diaframma per evitare la perdita di nitidezza data dalla diffrazione), mentre i tempi saranno sull’ordine di diversi secondi (data la staticità del nostro soggetto) così da poter catturare tutta la luce della scena. Nel caso in cui comparissero delle strade nella nostra inquadratura, la lunga esposizione farà sì che eventuali automobili transitanti su di esse vengano rappresentate come le scie luminose dei loro fari: starà a noi cogliere il momento giusto per includere o semmai evitare questo effetto.
Prima di scattare, è bene prendere qualche precauzione aggiuntiva per evitare dello spiacevole micromosso che possa compromettere la definizione dell’immagine: utilizziamo un cavo di scatto remoto o un telecomando per rilasciare l’otturatore o, in alternativa, possiamo impostare l’autoscatto sulla nostra fotocamera (anche 2 secondi sono generalmente sufficienti) per evitare che il sistema ottico sia mosso dalla pressione del nostro dito sul pulsante di scatto. Altro suggerimento, qualora fossimo in possesso di un obiettivo con stabilizzatore, spegniamolo, l’assenza totale di movimento che assicura l’uso di un cavalletto manda in tilt il meccanismo di stabilizzazione producendo mosso.
Consigliamo anche l’utilizzo di una torcia, così da agevolare le operazioni di settaggio, nel buio completo. Più nello specifico consigliamo una torcia frontale per avere entrambi le mani libere che possono risultare fondamentali per compiere azioni delicate come cambiare un obiettivo
IMPORTANTE: disattivate il flash della fotocamera! Utilizzare il lampo del flash (integrato o meno) in questa tipologia di foto è inutile e controproducente: la potenza del lampo è insufficiente a illuminare una scena ampia e lontana come quella in esame, in più rischieremmo di “bruciare” gli elementi più vicini alla fotocamera, gli unici colpiti dalla luce flash.
#2 Ritratti notturni senza flash
Per fotografare delle persone in condizioni notturne e quindi di scarsa luce, dobbiamo fare considerazioni molto diverse rispetto a quelle viste in precedenza; in questo caso non possiamo usare lunghe esposizioni dato che il soggetto tenderà a muoversi, anche qualora gli chiedessimo di stare fermo in posa: dobbiamo usare tempi di scatto che consentano di evitare il mosso anche involontario del corpo.
Cerchiamo quindi di catturare più luce possibile aprendo molto il diaframma, anche a tutta apertura se necessario (facendo attenzione sempre a mantenere il fuoco in maniera corretta, principalmente sugli occhi) e se non pregiudica troppo la profondità di campo che vogliamo ottenere; impostiamo tempi non troppo lunghi a seconda del movimento del nostro soggetto e della focale che stiamo utilizzando (ad esempio potremmo cavarcela con 1/60s-1/80s su di un 50mm e con un soggetto fermo) per poi compensare l’eventuale sottoesposizione alzando gli ISO al valore opportuno per ottenere l’esposizione corretta.
Cerchiamo in ogni caso di utilizzare più possibile la luce a disposizione: qualora stessimo scattando in uno scenario urbano, ad esempio, potremmo far spostare il nostro soggetto sotto ad un lampione stradale e gestire la luce per ottenere l’illuminazione ottimale, riuscendo magari nel contempo a sfruttare gli altri lampioni per ottenere sullo sfondo un gradevole bokeh.
#3 Ritratti notturni con flash
In alcune situazioni, non abbiamo possibilità di poter gestire la posa del soggetto o porlo a favore di luce, ammesso ce ne sia; dobbiamo quindi ricorrere a fonti di illuminazione addizionale quali il flash.
Condizioni di questo tipo mettono particolarmente alla prova l’autofocus della nostra fotocamera, specie con soggetto in movimento: ottiche luminose con motori di messa a fuoco rapidi unite a corpi macchina dall’autofocus reattivo riescono a venirci incontro sotto questo aspetto. In caso ci ritrovassimo con attrezzatura che non dispone di queste caratteristiche, potremo sfruttare la luce di autofocus ausiliaria sui corpi macchina o il lampo di pre-flash del flash integrato della fotocamera per guidare l’autofocus; in caso avessimo a disposizione un flash esterno, generalmente questo emetterà una griglia di raggi infrarossi per calcolare la distanza di messa a fuoco corretta dal soggetto (e sarà meno invasiva dei pre-lampi del flash integrato). Qualora i sistemi automatizzati fallissero, ricorriamo alla messa a fuoco manuale, stando particolarmente attenti ad essa specialmente in caso di ridotta profondità di campo; dato che stiamo ricorrendo in ogni caso alla luce ausiliaria del flash, possiamo provare a chiudere leggermente il diaframma rispetto all’apertura massima per cercare di minimizzare questo margine di errore.
Senza entrare troppo nel dettaglio, scattare con il flash implicherà degli effetti in relazione alla variazione dei parametri di scatto: in particolare, variando l’apertura del diaframma cambierà anche la luce sul soggetto (che eventualmente sarà compensata in automatico dal flash, qualora sia in modalità TTL) mentre variando ISO e tempo dell’otturatore andremo a dare più o meno risalto alla luce ambientale; i tempi avranno meno rilevanza rispetto al movimento del soggetto in quanto il lampo flash andrà a “congelarne” il movimento in ogni caso.
A tal proposito, possiamo sfruttare la tecnica cosiddetta Slow-Sync: unendo l’utilizzo del flash a dei tempi di scatto più lenti (ad esempio 1/10s-1/2s-1s) otterremo una immagine risultante sia dal soggetto immobile, con il movimento bloccato a causa del lampo, sia dalla luce ambientale e da eventuali scie di motion blur dato o dal nostro movimento durante lo scatto o dal movimento del soggetto stesso; impostando la sincronizzazione del flash sulla prima o sulla seconda tendina dell’otturatore dal menu della nostra fotocamera, potremo decidere se bloccare il movimento del soggetto rispettivamente all’inizio o alla fine dell’esposizione.
Scattando dei ritratti con il flash, facciamo attenzione alla direzione e alla qualità della luce che andiamo a inserire sulla scena: sparare il lampo frontalmente al soggetto causa luce dura e riflessi molto evidenti. Per cercare di attenuare queste caratteristiche, possiamo orientare il flash esterno in modo tale da farlo rimbalzare su una superficie bianca (es muri laterali o soffitto), ottenendo una luce più morbida, oppure facendolo passare attraverso un diffusore, un elemento traslucido che ci permetterà di aumentare la superficie luminosa. In caso di flash integrato, possiamo sfruttare come diffusore qualsiasi elemento con queste caratteristiche, come un bicchiere di plastica, un pezzo di tessuto bianco ecc.
#4 Come fotografare le stelle
Capita spesso di ammirare bellissime foto notturne ad un cielo stellato e volerle replicare, salvo poi trovarsi con risultati tutt’altro che ottimali! Vediamo ora cosa occorre per ottenere risultati degni di nota.
Innanzitutto, come già menzionato per le foto notturne di paesaggio, ci occorrerà un treppiedi (qualora riuscissimo a orientare la fotocamera verso il cielo in maniera stabile, anche qua potremmo sopperire con dei piani d’appoggio e supporti vari); altro pezzo di strumentazione utilizzatissimo in questo ambito è un obiettivo fotografico grandangolare o, ancor meglio, ultragrandangolare (ad esempio focali da 12-16mm) molto luminosi, ovvero con un’ampia apertura massima del diaframma (es. f/2-2.8) per consentire di cogliere al massimo la flebile luce stellare. Saranno inoltre utili comandi di scatto remoti oppure le funzionalità di autoscatto della fotocamera.
Posizioniamo la fotocamera sul treppiedi e componiamo la nostra scena; sarà fondamentale, per la visibilità delle stelle, scegliere una zona con poco inquinamento luminoso, sia artificiale che naturale: evitiamo quindi di inserire la luna nell’inquadratura! Per la messa a fuoco, selezioniamo la modalità manuale e utilizziamo la ghiera delle distanze sul barilotto dell’ottica e selezioniamo la messa a fuoco su Infinito ruotando la ghiera fino a far coincidere la tacca di selezione con il simbolo stesso (o con la linea corrispondente); in caso di assenza di questa ghiera, aiutiamoci con il Live View sul display della fotocamera e con gli ingrandimenti digitali a disposizione inquadriamo una stella luminosa, mettendo poi a fuoco affinchè appaia il più puntiforme possibile, oppure mettiamo a fuoco una luce molto lontana.
Impostiamo poi l’ISO a valori alti (tipicamente 3200-6400, da regolare a seconda della luce ambientale e al rumore digitale che genera la vostra fotocamera), mentre per il diaframma andremo appunto ad utilizzare la massima apertura a disposizione. Per i tempi di scatto, andremo ad effettuare una lunga esposizione: la durata massima che potremo considerare sarà data dalla cosiddetta “regola del 600“, una formula empirica per determinare il tempo massimo per cui le stelle risulteranno ancora puntiformi e non mosse a causa del loro moto apparente. Tale formula è la seguente:
Tempo massimo di esposizione (in secondi) = 600 / Lunghezza Focale (equivalente)
dove la lunghezza focale sarà da considerarsi relativa allo standard 35mm, considerando quindi il fattore di crop: scattando con una fotocamera Canon APS-C, utilizzando ad esempio un’ottica con una focale di 10mm, dovremo inserire come lunghezza focale il valore 16 (10mm di lunghezza focale moltiplicati per il fattore di crop APS-C Canon ovvero 1.6). Otterremo dunque un valore massimo di 37.5s per la nostra esposizione con stelle puntiformi; testate voi stessi i valori ottenuti per calibrarli al meglio, dato che non tengono conto della quota delle stelle sulla volta celeste e della loro differente velocità apparente.
Cercate anche di inserire degli elementi di interesse in primo piano, per ambientare il vostro scatto e renderlo meno anonimo di un semplice cielo stellato: qualora la differenza di esposizione fosse troppo elevata, potete illuminare la zona di primo piano con tecniche più avanzate quali il light painting, consistente nell’illuminare la zona con una fonte di luce secondaria come una torcia, oppure ottenendo due separate esposizioni per il cielo e per il primo piano per fonderle poi in postproduzione.
#5 Startrails: le scie stellari
Un altro stile di astrofotografia molto popolare è quello degli Startrails: contrariamente a quello precedente, in queste immagini si enfatizza il moto apparente delle stelle che disegnano dei semicerchi luminosi sulla volta celeste (Startrail significa appunto “traccia” o “scia delle stelle“).
L’accorgimento che fa la differenza rispetto alla procedura descritta in precedenza riguarda solo il tempo di scatto: se prima con la regola del 600 cercavamo il tempo massimo per ottenere le stelle puntiformi, per ottenere le nostre scie stellari quello stesso valore sarà il tempo minimo di esposizione, che andremo poi a incrementare a seconda di quanto vorremo rendere lunghi i tracciati. Realizzare queste foto comporta quindi l’utilizzo di tempi di scatto nell’ordine dei minuti, o anche delle ore: sarà necessario quindi impostare la modalità di scatto Bulb sulla fotocamera e scattare tramite controllo remoto (wireless o con il cavo).
Esposizioni così lunghe, oltre a incidere considerevolmente sulla batteria della fotocamera (utili ad esempio i Battery Grip opzionali in grado di contenere due batterie contemporaneamente) e andrà a generare molto rumore digitale a causa del riscaldamento del sensore.
Una tecnica avanzata, molto spesso utilizzata al posto della singola lunga esposizione, è quella di utilizzare un intervallometro, o controller più evoluti come Pluto Trigger, e realizzare molte esposizioni in sequenza, in cui compare solo una piccola parte della traccia, e poi unirle in seguito in un unico scatto in postproduzione con dei software ad hoc come StarStax o DeepSkyStacker. Anche in questo caso si può realizzare una esposizione separata per il primo piano da unire alla sequenza di esposizioni per la volta celeste.
Considerazioni finali
Per questa tipologia di fotografia, specialmente per quanto riguarda quella paesaggistica ed astronomica, è fondamentale avere pazienza e testare a fondo le varie tecniche, anche per poter capire bene i limiti della propria attrezzatura e sfruttarla al meglio.
Per una buona riuscita, vi consigliamo anche di scattare in RAW e di elaborare poi gli scatti in postproduzione; a tal proposito, può essere utile disattivare la funzione di Riduzione Disturbo per le Lunghe Esposizioni che troviamo nel menu della fotocamera: questa funzione, se attiva, causerà un “blackout” della fotocamera dopo lo scatto, in quanto essa produrrà un cosiddetto “dark frame“, uno scatto con le stesse impostazioni di quello appena effettuato (quindi anche la stessa durata, da qua il blackout), ma ad otturatore chiuso, in modo da mappare solamente il rumore digitale e sottrarlo al Jpeg che verrà confezionato.
Quando si scattano foto di notte, i nostri occhi si abituano presto all’oscurità circostante: ciò può arrivare a falsare la nostra percezione dell’esposizione di una foto visualizzata sul display della fotocamera. Affidatevi quindi, più che all’anteprima dal corpo macchina e al Live View, all’istogramma dello scatto per controllare l’effettiva esposizione.
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